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lunedì 8 luglio 2013

Lettera di una tifosa napoletana delusa al Matador

Ecco una mail giunta alla redazione del Mattino da parte di una tifosa del Napoli sull’argomento dell’imminente cessione di Edinson Cavani al Psg.
Ciao Edinson, non so come iniziare, quindi inizio così. Sicuramente molti diranno che questa lettera è una cosa inutile, ma non mi interessa; ne sento il bisogno e non cambierò idea...

Mentre scrivo, ripenso alla tua presentazione in azzurro, al San Paolo, la sera di quell’ormai lontano 3 agosto 2010. Sulle prime non rimasi tanto colpita da questo ragazzo mingherlino e dall’aria un po’ timida. Primo errore. Perché, dopo averlo guardato attentamente negli occhi, lessi nel suo sguardo una grinta e una voglia di vincere tali da non lasciarmi indifferente.

Forse starai sorridendo, Edinson, ma ti assicuro che la tua persona e tutte le emozioni a te legate mi si sono piantate dentro. E ancora oggi non mi abbandonano. Inutile dirti che da quel momento ho raccolto tutto quello che avesse a che fare con te quasi fossero dei tesori: ritagli di giornale (sono due anni e mezzo di carta), poster, inserti speciali che qualche volta uscivano allegati al Mattino o al Corriere e anche i calendari del Napoli.

Appena sentivo che erano pronti per intervistarti, mi piazzavo davanti al televisore e cercavo di non perdermi una parola di quello che dicevi. A questo si sommano i pomeriggi passati ad ascoltare e tentare di decifrare lo spagnolo dei tuoi “Trotamundos”. Perché mi hai attirato? Eri diverso dallo stereotipo dei calciatori di oggi: semplice, umile, la famiglia e la fede al primo posto. Se qualche tifoso ti chiedeva una foto o un autografo non ti tiravi mai indietro. Stavi diventando un grande e nonostante ciò rimanevi sempre con i piedi per terra, con l’obiettivo di crescere e di migliorarti giorno dopo giorno.

Ai miei occhi eri un modello da seguire e, lo dico senza vergogna, ti volevo bene. Non fraintendermi però, parlo di quell’affetto un po’ speciale che prova un’adolescente nei confronti del suo idolo. Sì, il mio idolo. Sfidavo a testa alta chiunque osasse dirmi che con te sprecavo il mio tempo e basta. Ora mi domando se quelle persone avessero ragione, ma io all’epoca non davo peso ai loro pareri. Intanto il tempo passò. 2010, 2011 e 2012. Ed eccoci nel 2013. Si sono sparse a macchia d’olio tutte quelle voci poco gradevoli riguardo la tua vita privata. Io non volevo assolutamente credere che Edinson Cavani fosse stato capace di lasciare la sua famiglia di punto in bianco. Quando lui stesso pochi mesi prima aveva dichiarato a “C’è posta per te” che era la cosa più importante; si capiva chiaramente quanto ne fosse orgoglioso.

Nel frattempo, per me è avvenuto quello che considero tutt’ora un miracolo. Dopo due tentativi andati a vuoto, il pomeriggio del 19 aprile sono ritornata a Castelvolturno e ti ho finalmente visto in carne ed ossa. Ci avevano detto che tu non potevi sostare con i tifosi quel giorno e non puoi immaginare come sentissi all’idea di un terzo buco nell’acqua. Però, non appena la tua macchina si è fermata, non ho capito più niente e mi sono subito precipitata al tuo finestrino. Ti ho portato un disegno, raffigurava te e Bautista, ricordi? Che gioia è stata vederti sorridere e ringraziarmi per il mio regalo! Mentre tornavo a casa, ero tutta euforica, ma innanzitutto felicissima: ti avevo visto e parlato, anche se per pochi istanti. E continuasse pure a sparlare chi ancora ti insultava per voci infondate e di pessimo gusto. Ultimo errore.

Infatti poco dopo la mia visita la verità sulle tue vicende personali è venuta a galla. Sai cosa ho provato? Un unico flusso dirompente di sgomento, incredulità, delusione. Non so come siano andate realmente le cose, Edinson, non smetta a me giudicare. La tua vita privata è e resta tua, sei libero di comportarti come ti pare. Io temo che il ragazzo di tre anni fa sia scomparso o forse non è mai esistito. Quando si è concluso il campionato alla telenovela sulla tua privacy si sono sommate le notizie sul tuo futuro calcistico e tra te e i napoletani è calata inesorabilmente una cortina di ghiaccio tanto spessa che dubito non basterebbero dieci estati del Meridione per scioglierla.

Ma come si dice… morto un re se ne fa un altro, no? Personalmente ti auguro di raccogliere ancora tante soddisfazioni dalla tua carriera perché te lo meriti. Potrai anche vincere Champions e campionato, ma sappilo che come idolo hai fallito miseramente. Ti chiede soltanto una cosa, Edinson: ritrova te stesso, se puoi”.

Lorenza 98

Fonte: Il Mattino.

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